/Se non sei tu a sabotarti, comunque lo faranno gli altri

Se non sei tu a sabotarti, comunque lo faranno gli altri

By | 2021-04-19T09:19:25+02:00 Aprile 18th, 2021|Sulla scrittura|0 Comments

Una volta – ai tempi del giànnominato blog – ci telefonavamo a ore strane della notte, noi blogger, e ci correggevamo errori, ci consigliavamo letture e visioni, ci aiutavamo a trascorrere i momenti culminanti delle sbronze; e soprattutto ci dicevamo che forse era il caso di smettere di guardare al nostro ombelico – di farne disamina, di raccontarlo da ogni prospettiva, di specularne con dovizia massimalista di particolari – e di cominciare a guardare invece fuori delle finestre delle nostre camerette, il mondo fuori così interessante e di certo molto più importante, eccetera. Questo, l’orizzonte del lavoro e il blocco della scrittura per gli anche-quelli-giànnominati motivi han fatto sì che la sola idea di scrivere per me mi tornasse pesante, difficile, complessa.

A ondate, il desiderio e la necessità di scrivere, comunque tornano: tornano sempre: il desiderio di scrivere libero, senza pastoie, senza vincoli, nessun cliente o rapporto di buon vicinato al quale rendere conto, qualche parolaccia invece in più, e la catena omnidirezionale di collegamenti a stendersi libera in qualunque direzione io voglia.

Alla fine, decido: mi ci vuole un blog.

È una decisione a modo suo sofferta.

Ci vogliono mesi, a giungere ad una certezza, comunque. E poi c’è da capire dove metterlo, ‘sto blog.

Opto per un sottodominio del mio sito professionale. Quindi tento di far muovere velocemente il processo di apertura, perché il desiderio di scrivere pubblicamente ancora una volta non sia azzoppato dalla noia delle questioni tecniche. Anzi diventa proprio una foia, da portare a termine quanto prima.

Così è velocissimo, almeno nelle mie intenzioni:

Apro il sottodominio al mio sito. Lancio la procedura di installazione one-click di WordPress gentilmente offerta dal mio hosting. La guardo non farsi. La rifaccio. Non succede niente. Passa un giorno. Apro un ticket all’assistenza. Aspetto. Non mi arriva la mail di apertura del ticket: figuriamoci quella di soluzione proposta. Guardo in giro per come arrangiarmi, ma non ho voglia. Consulto un amico sviluppatore, passiamo due ore un sabato pomeriggio a fare installazioni e upload, ma c’è qualcosa che non va, e WordPress non si installa dove dovrebbe, un messaggio mi dice qui non c’è nulla. Riprovo la procedura one-click, ora la segna tra le operazioni programmate. Qualche ora dopo è sparita: magari l’ha installato: no. Altro ticket. Mi arriva una risposta: ma c’è già, wordpress sul tuo hosting! Guardo: sì, hanno ragione, ma no, non ce l’hanno: è sul dominio principale, non sul sottodominio. Il sottodominio resta vuoto, desolante. Riprovo la procedura one-click. Poi vedo una notizia, e cioè che

QUESTO È IL MIO HOSTING.

Un pezzo di internet è andato a fuoco, letteralmente - Wired

Se avevano altri impegni, potevano dirlo.

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